22 marzo 2010

L' opinione del 20 marzo

La vittoria di misura dei Bianchi, testimonia fedelmente lo svolgimento dell’incontro il cui andamento, salvo qualche fiammata, è stato contrassegnato dall’equilibrio: la traversa allo scadere di Lewis avrebbe sancito un pari sostanzialmente corretto, anche se vanno ricordati diversi legni colpiti dai Bianchi.
Dalla parte bianca un mix di geometrie e concretezza soprattutto nelle manovre difensive ha conferito grande solidità alla compagine orchestrata dal falso mite Parigino, o per meglio dire “gran signore del vermouth”.
Da parte nostra le incognite gravavano sulle creazioni ermetiche di Maganha, sulle propulsioni di Danek (assai stanche nelle ultime partite) e sulle prime ingiurie che il tempo arreca alla carrozzeria di Lewis.
Nel complesso la squadra dei Blues è parsa amalgamata, se non fosse per certe iniziative di mania (viviamo in piena era di sequenza genomica, ma ancora appare ardua la decifrazione calcistica di Maganha); Danek, ritardi balcanici a parte, ha palesato momenti di nitidezza calcistica.
Quanto a me, fiaccato da interventi che attengono più all’attività del fabbro che alla pratica calcistica, prima di Veèrio, poi dell’ominide (alias Bon òn), non ho potuto esprimere il consueto contributo tecnico-atletico.
Oltre alla polemica d’altri tempi al 24° del secondo tempo tra Danek e Maganha, non vi sono altri sprazzi folclorico-comportamentali degni di nota durante l’incontro, salvo lieve tentativo di insurrezione al 39° del gran signore del vermouth a seguito di una rete realizzata dai Blues, mentre, in stato di evidente afflizione, giaceva l’ominide (bontà sua).
Si invitano alla fine, i signori Camin, Kagliera, lettori di repubbliche, ingegneri, Walcer, ecc. di vergare anch’essi di proprio pugno commenti sulla partita di campionato.
Dijalminha

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